domenica 26 giugno 2016

Charles Baudelaire: Sogni, sempre sogni! E più l'anima è ambiziosa e delicata, più i sogni la allontanano dal possibile...

Gustav Klimt
Sogni, sempre sogni! E più l'anima è ambiziosa e delicata, più i sogni la allontanano dal possibile. Ogni uomo porta in sé la sua dose di oppio naturale, incessantemente versata e rinnovata: e dalla nascita alla morte quante ore di gioia effettiva, di azione decisa e riuscita possiamo contare? Vivremo mai, entreremo mai in questo bel quadro dipinto dalla mia immaginazione, in questo quadro che ti somiglia?

Frammento da” L’invito al viaggio, XVIII (in Lo Spleen di Parigi)”, di Charles Baudelaire

Antonio Gramsci: Bisogna disabituarsi e smettere di concepire la cultura come sapere enciclopedico...


Gianluca Costantini
Bisogna disabituarsi e smettere di concepire la cultura come sapere enciclopedico, in cui l’uomo non è visto se non sotto forma di recipiente da empire e stivare di dati empirici; di fatti bruti e sconnessi che egli poi dovrà casellare nel suo cervello come nelle colonne di un dizionario per poter poi in ogni occasione rispondere ai vari stimoli del mondo esterno. […]
La cultura è una cosa ben diversa. È organizzazione, disciplina del proprio io interiore, è presa di possesso della propria personalità, è conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri. Ma tutto ciò non può avvenire per evoluzione spontanea, per azioni e reazioni indipendenti dalla propria volontà, come avviene nella natura vegetale e animale in cui ogni singolo si seleziona e specifica i propri organi inconsciamente, per legge fatale delle cose. L’uomo è soprattutto spirito, cioè creazione storica, e non natura. […]
Ciò vuol dire che ogni rivoluzione è stata preceduta da un intenso lavorio di critica, di penetrazione culturale, di permeazione di idee attraverso aggregati di uomini prima refrattari e solo pensosi di risolvere giorno per giorno, ora per ora, il proprio problema economico e politico per se stessi, senza legami di solidarietà con gli altri che si trovavano nelle stesse condizioni. […]
Critica vuol dire appunto quella coscienza dell’io che Novalis dava come fine alla cultura. Io che si oppone agli altri, che si differenzia e, essendosi creata una meta, giudica i fatti e gli avvenimenti oltre che in sé e per sé anche come valori di propulsione o di repulsione. Conoscere se stessi vuol dire essere se stessi, vuol dire essere padroni di se stessi, distinguersi, uscire fuori dal caos, essere un elemento di ordine, ma del proprio ordine e della propria disciplina ad un ideale. […]
E non si può ottenere ciò se non si conoscono anche gli altri, la loro storia, il susseguirsi degli sforzi che essi hanno fatto per essere ciò che sono, per creare la civiltà che hanno creato e alla quale noi vogliamo sostituire la nostra. […]

In: “ Socialismo e Cultura (da Il Grido del Popolo del 29 gennaio 1916)” di Antonio Gramsci

Norberto Bobbio: la democrazia è inclusiva, in quanto tende a far entrare nella propria area gli “altri” che stanno fuori...


Banksy
[...] la democrazia è inclusiva, in quanto tende a far entrare nella propria area gli “altri” che stanno fuori per allargare anche a loro i propri benefici, dei quali il primo è il rispetto di tutte le fedi. Il processo di democratizzazione, dal secolo scorso a oggi, è stato un processo graduale d’inclusione di individui che prima erano esclusi. Che poi non si possa includere tutti, così come non si può tollerare tutto e tutti, è un problema pratico che deve trovare soluzioni adatte alle diverse circostanze. Ma una democrazia non può essere “esclusiva” senza rinunciare alla propria essenza di “società aperta”.

In:” Elogio della mitezza”. di Norberto Bobbio

sabato 25 giugno 2016

Colette Nys-Mazure: In nome di questo viso intravisto, immagine effimera di un'infanzia, faccio appello ai ricordi fuggiti...


William Bouguereau
In nome di questo viso intravisto,
immagine effimera di un'infanzia,
faccio appello ai ricordi fuggiti,
oggi liberati:
mai,
mai più, approderemo
alle rive della nostra infanzia;
profumo tenace al centro del nostro essere
di quest'isola abolita.
Grandi ombre nutrici
degli alberi dove ci arrampichiamo,
difendete la vostra freschezza frusciante
nella cavità degli esseri ardenti?
Allora il giorno era più lungo
nello scivolarci tra le dita lisce,
più misterioso
nell'aprirsi sulla notte.
L'erba alta splendeva,
dolce per le nostre gambe nude.
Chi ci restituirà il gusto del vento
e quello dei ribes, sorsi di sole
sotto i nostri denti?
Eravamo quelle piccole bestie calde,
acciambellate nel fraterno sudore
con i visi confusi nello stesso ardore.

Di: Colette Nys-Mazure da “Feux dans la nuit”

Umberto Galimberti: Nel codice genetico della destra la difesa dell’individuo e della sua libertà...

Pieter Bruegel
Nel codice genetico della destra la difesa dell’individuo e della sua libertà che, come recita la Magna Charta promulgata nel 1215 in Inghilterra, è da intendersi come “libertas a lege”, libertà dalla legge, quindi difesa dei privilegi.

Da: "il segreto della domanda", di Umberto Galimberti

domenica 19 giugno 2016

Herman Hesse. Da giovane l'età adulta me l'ero immaginata completamente diversa...


Alinari
Da giovane l'età adulta me l'ero immaginata completamente diversa. Adesso è ancora un aspettare, un domandare, un essere inquieto, più struggimento che realizzazione. I fiori di tiglio profumano e garzoni ambulanti, raccoglitrici, bambini e innamorati sembrano ubbidire tutti a un'unica legge e sapere quello che devono fare. Solo io non so che cosa, devo fare. Solo questa so: non mi è data in sorte ne l'innocente beatitudine dei bambini che giocano ne l'imperturbabile transitare del viandante, ne la languida ebbrezza degli innamorati e nemmeno lo zelo delle raccoglitrici. In sorte mi è dato di seguire la voce della vita che echeggia in me, di seguirla anche quando non so riconoscere il suo senso e il suo fine e anche se mi allontanerà sempre più dalla via che porta alla gioia per condurmi nel buio dell'incertezza.

Da:"Il Canto degli alberi", di Hermann Hesse