domenica 7 agosto 2016

Antonio Gramsci: Si voleva, con l'utopia, prospettare un assetto nel futuro che fosse ben coordinato, ben lisciato, e togliesse l'impressione del salto nel buio...


Francesco Margarita
Si voleva, con l'utopia, prospettare un assetto nel futuro che fosse ben coordinato, ben lisciato, e togliesse l'impressione del salto nel buio. Ma le costruzioni sociali utopistiche sono crollate tutte, perché essendo appunto così lisciate e assettatuzze, bastava dimostrarne infondato un particolare, per farle crollare nella loro totalità. Non avevano base queste costruzioni, perché troppo analitiche, perché fondate su un'infinità di fatti, e non su un unico principio morale.
Ora i fatti concreti dipendono da tante cause, che finiscono per non aver più causa, e per essere imprevedibili. E l'uomo ha bisogno, per operare, di poter almeno in parte prevedere. Non si concepisce volontà che non sia concreta, che cioè non abbia uno scopo. Non si concepisce volontà collettiva che non abbia uno scopo universale concreto. Ma questo non può essere un fatto singolo, o una serie di fatti singoli. Può essere solo un'idea, o un principio morale.
Il difetto organico delle utopie è tutto qui. Credere che la previsione possa essere previsione di fatti, mentre essa può solo esserlo di principi, o di massime giuridiche.

In: "La città futura (numero unico pubblicato nel febbraio del 1917)", di Antonio Gramsci


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