sabato 10 febbraio 2018

Norberto Bobbio: In questa situazione parlare ancora di libertà può apparire una bestemmia, un modo di nominare il nome di Dio invano; una parola troppo solenne per un mondo cosí dimesso e accontentabile...


Camille Claudel
Di fronte al prodotto dell’industria culturale l’individuo non deve lavorare di propria testa: il prodotto è smerciato già tutto finito e pronto per l’uso. Non deve pensare ma divertirsi, non deve essere turbato, scosso, tormentato, ma deve essere distratto, ammansito, pacificato con se stesso e con la società. L’effetto è un generale ottundimento, un livellamento dei gusti e delle aspirazioni, una compiuta e incruenta spersonalizzazione, l’eliminazione della silenziosa privatezza in cambio di una spudorata e chiassosa pubblicizzazione [...]
In questa situazione parlare ancora di libertà può apparire una bestemmia, un modo di nominare il nome di Dio invano; una parola troppo solenne per un mondo cosí dimesso e accontentabile, dove al posto dell’intelligenza personale c’è la ripetizione, l’imitazione, l’adattamento, l’accettazione incondizionata della logica del dominio. Il protagonista, se si può ancora adoperare questa parola d’altri tempi, della società dominata dall’industria culturale è il servo sublimato e soddisfatto, proprio il contrario del cittadino di Rousseau, che era «costretto ad essere libero».

Da:”Eguaglianza e libertà”, di Norberto Bobbio

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