sabato 31 marzo 2018

Giovanni Pozzi: Viviamo in un’epoca in cui il silenzio è stato bandito...

Michelangelo Buonarroti
Viviamo in un’epoca in cui il silenzio è stato bandito. Il mondo è oppresso da una pesante cappa di parole, suoni e rumori. Credevano i babilonesi che gli dèi avessero inviato sulla terra il diluvio perché infastiditi dal chiacchiericcio degli uomini.

In: "Tacet", di Giovanni Pozzi

Marguerite Yourcenar: Noi abbiamo una sola vita...

Caspar David Friedrich
Noi abbiamo una sola vita: se anche avessi fortuna, se anche raggiungessi la gloria, di certo sentirei di aver perduto la mia, se per un solo giorno smettessi di contemplare l'universo.

Da "Pellegrina e straniera" di Marguerite Yourcenar

Simone Weil: Occorre tentare di raffigurarsi chiaramente la libertà perfetta...

Eduardo Gageiro
Occorre tentare di raffigurarsi chiaramente la libertà perfetta, non nella speranza di raggiungerla, ma nella speranza di raggiungere una libertà meno imperfetta di quella della nostra condizione attuale; perché ciò che è migliore è concepibile solo mediante ciò che è perfetto. Ci si può solo dirigere verso un ideale. L’ideale è altrettanto irrealizzabile del sogno, ma, a differenza del sogno, è in rapporto con la realtà [...]

In: "Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale", di Simone Weil

James Hillman: Noi siamo fenomeni offerti alla vista...

Felice Casorati
«essere percepiti».
Noi siamo fenomeni offerti alla vista. «Essere» è in primo luogo essere visibili. Il lasciarci passivamente vedere apre una possibilità di benedizione. Perciò noi cerchiamo amanti e mentori e amici, affinché possiamo essere visti, ed essere benedetti.

 Da: “Il codice dell'anima (pag.134)”, di James Hillman

domenica 25 marzo 2018

James Hillman: Ecco l’errore: il carattere non è quello che faccio, ma il modo come lo faccio.

Christian Schloe
Ecco l’errore: il carattere non è quello che faccio, ma il modo come lo faccio.

Da: “Il codice dell'anima”, di James Hillman

Marcel Proust: Perché ai turbamenti della memoria sono legate le intermittenze del cuore...

Oreste Albertini
Perché ai turbamenti della memoria sono legate le intermittenze del cuore. Indubbiamente è l'esistenza del nostro corpo, simile per noi a un vaso in cui sarebbe racchiusa la nostra spiritualità, che ci induce a supporre che tutti i nostri beni interiori, le nostre gioie passate, tutti i nostri dolori siano perpetuamente in nostro possesso. Forse è altrettanto inesatto credere che sfuggano o ritornino. In ogni caso se restano in noi, è per la maggior parte del tempo in un campo sconosciuto in cui non ci sono di nessun aiuto, e in cui anche i più abituali sono respinti da ricordi di diverso genere e che escludono ogni simultaneità con loro nella coscienza. Ma se si ricostituisce il quadro di sensazioni in cui sono custoditi, hanno a loro volta il potere di espellere tutto ciò che è incompatibile e d'insediare in noi, solo l'io che li ha vissuti.

In: " Alla ricerca del tempo perduto (Sodoma e Gomorra - parte seconda)", di Marcel Proust

Norberto Bobbio:Spinoza definisce l’umiltà «tristitia orta ex eo quod homo suam impotentiam sive imbecillitatem contemplatur» («tristezza sorta dal fatto che l’uomo contempla la sua impotenza o debolezza»)...

Oreste Albertini
Spinoza definisce l’umiltà «tristitia orta ex eo quod homo suam impotentiam sive imbecillitatem contemplatur» («tristezza sorta dal fatto che l’uomo contempla la sua impotenza o debolezza») e la “tristitia” viene a sua volta definita come «transitio a maiore ad minorem perfectionem» («passaggio da una maggiore a una minore perfezione»). La differenza tra mitezza e umiltà sta, a mio parere, in quel “tristitia”: la mitezza non è una forma di “tristitia”, perché anzi è una forma del suo opposto, la “laetitia”, intesa proprio come il passaggio da una minore a una maggiore perfezione. Il mite è ilare perché è intimamente convinto che il mondo da lui vagheggiato sarà migliore di quello in cui è costretto a vivere, e lo prefigura nella sua azione quotidiana, esercitando appunto la virtù della mitezza, anche se sa che questo mondo non esiste qui e ora, e forse non esisterà mai.

In: “Elogio della Mitezza”, di Norberto Bobbio